Un soggetto nuovo: la situazione è grave, ma non è seria...
Oggi nasce un nuovo progetto nel panorama delle associazioni studentesche.
La Federazione degli Studenti si propone di lavorare con un approccio non strutturalista, ma libero, verso la politica.
La fase costituente che oggi apriamo ci vedrà discutere non solo di scuola e di politica, ma anche del modo, degli strumenti con cui ci affacciamo a questi mondi, che oggi sono troppo distanti tra loro, che oggi dovremo provare ad avvicinare senza tirarli tanto da spezzare il sottile filo che li lega, senza avere l'obiettivo di fare quante più tessere possibile ma pensando alle idee con cui ci presentiamo.
Dovremo essere un soggetto con una forte autonomia politica, ma tutt'altro che isolazionista; cercare condivisione con tutti gli interlocutori che abbiamo, partendo dalle altre associazioni studentesche, considerando, anche in chiave di una unità vera della battaglia dei lavoratori della conoscenza, essenziale un rapporto politico forte e stabile con la CGIL, che in questi ultimi anni ha dimostrato di essere l'unico vero sindacato che ha tenuto dritta la barra sull'opposizione che nei luoghi di lavoro, non solo le scuole, andava fatta contro un governo che non vedeva e che ora considera superata una crisi per la quale un numero enorme di lavoratori è finito in cassa integrazione, e che ha pensato di sconfiggerla non -come quasi tutto il resto del mondo- con nuovi investimenti- ma continuando a tagliare.
Questa fase costituente dovrà vivere a livello nazionale ma soprattutto nei territori, che si dovranno strutturare nei prossimi mesi, non senza una certa autonomia che vada incontro alle esigenze ed alle peculiarità territoriali, nella scelta degli interlocutori politici con cui lavorare e relazionarsi sul territorio.
In questi primi mesi sarà necessario avviare, come priorità, una strutturazione territoriale del nostro soggetto, che ci consenta di attivare una assemblea nazionale che dev'essere il luogo in cui concentrare la discussione sulle nostre priorità politiche, ma anche sulle forme, gli organismi, gli strumenti di cui dovremo dotarci per riuscire al meglio ad essere una associazione che sia al contempo forte e strutturata, ma anche poco pesante e a misura di studente.
Molti di noi hanno fatto altre esperienze di questo genere: associazioni studentesche sindacali che erano troppo autoreferenziali e burocratiche per poter mettere in campo quella voglia di libera partecipazione che è il migliore strumento per gli studenti delle scuole superiori che vogliono impegnarsi; oppure il tentativo di creare partecipazione nelle scuole direttamente attraverso l'organizzazione giovanile, che incontra il problema di dover chiedere agli studenti di 15 anni di scegliere non una parte, ma un partito politico in cui militare.
Entrambi gli strumenti hanno lo stesso grande limite: coinvolgono solo una parte di studenti, quelli partiticizzati o quelli che sono così politicizzati da volere strutture pesantissime. Oggi nelle scuole c’è una maggioranza silenziosa e indifferente di studenti che possiamo coinvolgere se non abbiamo la pretesa di creare partecipazione, né attraverso un progetto direttamente partitico, né con associazioni dalla struttura elefantiaca, che a volte hanno la pretesa di attrarre gli studenti parlando di pratiche organizzative senza fermarsi per riflettere su un disegno complessivo di fondo, senza volare alto.
Apriamo questa fase costituente perché avvertiamo la necessità di un nuovo spazio che sia di elaborazione e di movimento, in cui gli studenti possano mettere in rete le loro esperienze e proposte, sulla politica ma anche sulla progettualità e sull'assistenza verso gli altri studenti.
In questi mesi dovremo lavorare ad un nuovo, forte soggetto che possa riportare i contenuti nel dibattito sulla scuola, capace di rispondere sia attraverso la piazza che attraverso la discussione, ma soprattutto capace di parlarsi, attraverso luoghi di partecipazione aperti ed orizzontali, e di parlare alla nostra generazione con il suo linguaggio e senza farlo dall’alto in basso.
Un soggetto che deve essere lo strumento in mano ad una generazione condannata da un sistema scolastico arretrato e povero, che gli aprirà le porte di una università anch'essa povera e molto iniqua e verso un mondo del lavoro che è privo di tutele per i giovani, in cui regna incontrastato il precariato.
Una generazione che vuole e deve prendere i suoi spazi, che può farlo se è capace di fare esplodere le contraddizioni di un sistema formativo e di welfare che conserva i privilegi di pochi attraverso i baronati o veri e propri microsistemi corporativi, a discapito del diritto di molti; di quei molti che sono idonei alle borse di studio ma non ce l’hanno, di quei molti che non possono pagare le ripetizioni di matematica se la scuola non può permettersi un corso di recupero, di quei molti che rimangono fuori dalle facoltà a numero chiuso, di quei molti che sentono il peso del costo dei libri di testo, dell’abbonamento ai mezzi pubblici – o peggio compagnie private – che usano per andare a scuola, di quei molti che magari oggi stanno in silenzio, perché pensano che sia inutile o perché si sentono strumentalizzati. Di quei molti a cui ci rivolgiamo spesso, ma a cui dobbiamo smettere di rivolgerci solo idealmente, cominciando a dar loro davvero la voce, affinché la nostra battaglia non sia solo quella degli studenti politicizzati ed informati, ma sia quella di una generazione che vuole farsi largo.
Attraverso una vera partecipazione politica.
La Federazione degli Studenti si propone di lavorare con un approccio non strutturalista, ma libero, verso la politica.
La fase costituente che oggi apriamo ci vedrà discutere non solo di scuola e di politica, ma anche del modo, degli strumenti con cui ci affacciamo a questi mondi, che oggi sono troppo distanti tra loro, che oggi dovremo provare ad avvicinare senza tirarli tanto da spezzare il sottile filo che li lega, senza avere l'obiettivo di fare quante più tessere possibile ma pensando alle idee con cui ci presentiamo.
Dovremo essere un soggetto con una forte autonomia politica, ma tutt'altro che isolazionista; cercare condivisione con tutti gli interlocutori che abbiamo, partendo dalle altre associazioni studentesche, considerando, anche in chiave di una unità vera della battaglia dei lavoratori della conoscenza, essenziale un rapporto politico forte e stabile con la CGIL, che in questi ultimi anni ha dimostrato di essere l'unico vero sindacato che ha tenuto dritta la barra sull'opposizione che nei luoghi di lavoro, non solo le scuole, andava fatta contro un governo che non vedeva e che ora considera superata una crisi per la quale un numero enorme di lavoratori è finito in cassa integrazione, e che ha pensato di sconfiggerla non -come quasi tutto il resto del mondo- con nuovi investimenti- ma continuando a tagliare.
Questa fase costituente dovrà vivere a livello nazionale ma soprattutto nei territori, che si dovranno strutturare nei prossimi mesi, non senza una certa autonomia che vada incontro alle esigenze ed alle peculiarità territoriali, nella scelta degli interlocutori politici con cui lavorare e relazionarsi sul territorio.
In questi primi mesi sarà necessario avviare, come priorità, una strutturazione territoriale del nostro soggetto, che ci consenta di attivare una assemblea nazionale che dev'essere il luogo in cui concentrare la discussione sulle nostre priorità politiche, ma anche sulle forme, gli organismi, gli strumenti di cui dovremo dotarci per riuscire al meglio ad essere una associazione che sia al contempo forte e strutturata, ma anche poco pesante e a misura di studente.
Molti di noi hanno fatto altre esperienze di questo genere: associazioni studentesche sindacali che erano troppo autoreferenziali e burocratiche per poter mettere in campo quella voglia di libera partecipazione che è il migliore strumento per gli studenti delle scuole superiori che vogliono impegnarsi; oppure il tentativo di creare partecipazione nelle scuole direttamente attraverso l'organizzazione giovanile, che incontra il problema di dover chiedere agli studenti di 15 anni di scegliere non una parte, ma un partito politico in cui militare.
Entrambi gli strumenti hanno lo stesso grande limite: coinvolgono solo una parte di studenti, quelli partiticizzati o quelli che sono così politicizzati da volere strutture pesantissime. Oggi nelle scuole c’è una maggioranza silenziosa e indifferente di studenti che possiamo coinvolgere se non abbiamo la pretesa di creare partecipazione, né attraverso un progetto direttamente partitico, né con associazioni dalla struttura elefantiaca, che a volte hanno la pretesa di attrarre gli studenti parlando di pratiche organizzative senza fermarsi per riflettere su un disegno complessivo di fondo, senza volare alto.
Apriamo questa fase costituente perché avvertiamo la necessità di un nuovo spazio che sia di elaborazione e di movimento, in cui gli studenti possano mettere in rete le loro esperienze e proposte, sulla politica ma anche sulla progettualità e sull'assistenza verso gli altri studenti.
In questi mesi dovremo lavorare ad un nuovo, forte soggetto che possa riportare i contenuti nel dibattito sulla scuola, capace di rispondere sia attraverso la piazza che attraverso la discussione, ma soprattutto capace di parlarsi, attraverso luoghi di partecipazione aperti ed orizzontali, e di parlare alla nostra generazione con il suo linguaggio e senza farlo dall’alto in basso.
Un soggetto che deve essere lo strumento in mano ad una generazione condannata da un sistema scolastico arretrato e povero, che gli aprirà le porte di una università anch'essa povera e molto iniqua e verso un mondo del lavoro che è privo di tutele per i giovani, in cui regna incontrastato il precariato.
Una generazione che vuole e deve prendere i suoi spazi, che può farlo se è capace di fare esplodere le contraddizioni di un sistema formativo e di welfare che conserva i privilegi di pochi attraverso i baronati o veri e propri microsistemi corporativi, a discapito del diritto di molti; di quei molti che sono idonei alle borse di studio ma non ce l’hanno, di quei molti che non possono pagare le ripetizioni di matematica se la scuola non può permettersi un corso di recupero, di quei molti che rimangono fuori dalle facoltà a numero chiuso, di quei molti che sentono il peso del costo dei libri di testo, dell’abbonamento ai mezzi pubblici – o peggio compagnie private – che usano per andare a scuola, di quei molti che magari oggi stanno in silenzio, perché pensano che sia inutile o perché si sentono strumentalizzati. Di quei molti a cui ci rivolgiamo spesso, ma a cui dobbiamo smettere di rivolgerci solo idealmente, cominciando a dar loro davvero la voce, affinché la nostra battaglia non sia solo quella degli studenti politicizzati ed informati, ma sia quella di una generazione che vuole farsi largo.
Attraverso una vera partecipazione politica.